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Attualità Corsivi corsari

Sul merito, sull’Italia e sul fermare il declino

Tempo fa si vociferava di una possibile entrata di Alessandro Di Battista nell’esecutivo che si sarebbe venuto a formare a seguito della crisi di governo. Il suo ritorno sulla scena aveva suscitato un tweet di Luciano Capone nel quale citava la suggestiva Biblioteca Nazionale dell’Inedito, panzana colossale partorita da Franceschini. Una proposta di ingegneria culturale che vorrebbe dare asilo a tutti i manoscritti italiani mai pubblicati da case editrici. Concepito come uno strumento pubblico per donare artificialmente merito e dignità artistica alle opere abortite e, agli scrittori mai emersi, un rifugio dove sentirsi validi tanto quanto chi ce l’ha fatta, dove sentirsi uguali.

Ma è davvero questa l’uguaglianza?

No. L’uguaglianza consiste nel concedere a tutti le stesse possibilità, ma le possibilità non si traducono per tutti in merito. E qui dovrebbe cascare l’asino, ma dato che l’asino è ormai è arrivato ai piani alti dobbiamo tirarlo noi giù con la forza delle idee e delle argomentazioni.

Nella contemporaneità, il mercato di massa ed il progresso tecnologico hanno aperto la porta della Cultura alla quasi totalità della popolazione, andando a limitare il più possibile gli ostacoli rappresentati dalla condizione socio-economica in cui si riversa. Sono quindi state sempre di più quelle persone che si sono affacciate sul mercato delle opere sia come consumatrici che come produttrici. E in un oceano di rispettabili laboriosi armati di pennello, di scheda audio o di Word, è fisiologico che una sconfinata collezione di tentativi finisca nel dimenticatoio della storia. Mi verrebbe quasi da affermare che la condizione umana è subordinata all’accettazione di tristi verità.

Troppo spesso lo spirito dell’uguaglianza fra gli uomini si infiamma di un pedante romanticismo degli ultimi, anche quando l’esistenza di questi è conditio sine qua non dell’esistenza stessa del virtuosismo. L’Arte è quando qualcos’altro non lo è. Qualcuno è bravo a fare qualcosa quando molti altri non lo sono. Da questo punto di vista, la Biblioteca Nazionale dell’Inedito si presenta come un monumento alla mediocrità: il Cimitero Nazionale del Merito.

Certo, la proposta di Franceschini è più che altro buffa. Assurda. C’è quasi da sentirsi stupidi nel volerle contrapporre delle argomentazioni serie. Ma quello che non bisogna sottovalutare è la radice culturale che la anima, ovvero la stessa che impregna la cultura politica di questa classe dirigente: quella dell’uno vale uno. Quella che ha portato lo stesso ideatore a divenire ministro in buona compagnia del miracolato Di Maio, dell’inquisitore Bonafede e compagni; quella che ha concesso al più grande Signor Nessuno che la Repubblica Italiana abbia mai visto di arrogarsi poteri come mai nella Repubblica Italiana qualcuno aveva fatto.

E’ evidente che, per quanto buffe e grottesche siano le proposte che si originano da questa area pseudo-intellettuale, gli effetti sortiti possono essere disastrosi: quando una delle maggiori forze politiche confonde l’assurdo con la realtà e si imbarca su una nave che non esiste, ad affogare saremo tutti noi.

Ciò di cui noi brontoloni da divano con il cocktail in mano dovremmo preoccuparci è che questa visione del mondo non è di certo morta con la nomina di Draghi. Due esempi macroscopici? L’ex-premier Conte che continua ad avere un’immotivata popolarità, e Grillo, il comico un po’ tuttologo e tanto fuffologo che è tornato ad esercitare un ruolo di rilievo nella politica nazionale, finendo per presiedere alle consultazioni con il Presidente incaricato in rappresentanza della più grande forza parlamentare.

Il decadimento politico ed intellettuale nel quale riversa l’Italia non si esaurisce quindi con il professore che rientra in classe ed impone la fine della ricreazione. E’ a tutti gli effetti un’epidemia culturale e per sradicarla v’è bisogno di combatterla sul piano degli argomenti, con il vaccino del pensiero critico. Le nostre piccole e medie entità culturali a cui ancora stanno a cuore i valori del merito, della libertà, della competenza; a cui la fantasia piace ma a patto che rimanga fra le meravigliose pagine di Tolkien, hanno trovato nell’ultima congiuntura istituzionale una rinnovata energia, una rinnovata motivazione e un rinnovato senso di appartenenza ad una causa che troppo spesso consideriamo persa: fermare il declino. In tutti i sensi possibili.

Ciò è segno che la nostra piccola bolla, sebbene appaia spesso scarsamente ottimista e priva di prospettive, è invero ricolma di energie, potenziale e capitale intellettuale. Ha bisogno soltanto di una scintilla per esplodere, per compiere il salto dal pessimismo della ragione all’ottimismo della volontà, per costituire sempre di più, insieme, un argine al declino. In tutti i sensi possibili.

Quella scintilla è forse arrivata?

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