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Madrid, luglio 1936: prove di guerra civile in Spagna

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Il 12 luglio 1936, a Madrid in Spagna, un gruppo di appartenenti alla Falange Española tende un agguato mortale al tenente della Guardia de Asalto José del Castillo Sáenz de Tejada, membro del partito socialista e del movimento dei militari repubblicani. Alcuni amici dell’ufficiale repubblicano, guidati dal capitano della Guardia Civil Fernando Condés, la sera stessa rapiscono e uccidono l’ex ministro e leader della destra monarchica, José Calvo Sotelo. 

Questi due episodi sono considerati la scintilla che fa scoppiare, dopo qualche giorno, la guerra civile spagnola, ma in realtà il golpe del 17 luglio è già stato accuratamente preparato da un gruppo di militari, come vedremo più avanti. I due tragici episodi accelerano il processo già in corso e soprattutto, di lì a poco, convinceranno molti indecisi a schierarsi per il golpisti o per la repubblica. 

Il 12 luglio 1936, pochi mesi dopo la vittoria del Fronte Popolare alle elezioni generali spagnole, la tensione è alle stelle. La fragile Seconda Repubblica spagnola nata nel 1931 è scossa da violenti contrasti tra la destra monarchica, conservatrice e clericale, guidata da Calvo Sotelo e Gil Robles, appoggiata dalla Falange di Primo de Rivera – che però non ha conquistato neanche un seggio – e da repubblicani di centro destra come Lerroux); e la sinistra repubblicana, che ha vinto le elezioni di febbraio con una lista unita (il Fronte Popolare), ma è totalmente disomogenea (sono presenti i repubblicani moderati di Azaña e i socialisti di Largo Caballero, ma anche indipendentisti catalani e baschi, comunisti stalinisti e comunisti dissidenti, oltre all’appoggio extraparlamentare e ondivago della CNT, il sindacato anarchico che ha circa tre milioni di militanti). I militari sono più orientati a destra. I principali generali dell’esercito di terra, con alcune importanti eccezioni, appoggiano la destra repubblicana o più spesso quella monarchica, mentre i vertici della Marina e dell’Aviazione sono tendenzialmente repubblicani.

Un colpo di stato in realtà è già organizzato. Dopo le elezioni del 1936 alcuni importanti militari come Sanjurjo (lo stesso che aveva tentato il golpe fallito nel 1932, definito dispregiativamente Sajurjada), Queipo de Llano, Yagüe e soprattutto Mola hanno deciso che il governo va abbattuto. I cospiratori tentano di convincere Francisco Franco a partecipare. Allo scopo hanno già affittato un aereo in Inghilterra, il Dragón Rapide, per trasportarlo dalle Canarie al Marocco. Franco tentenna, non essendo sicuro del risultato. L’indecisione di Franco è forte: il generale, già in una posizione difficile (il governo non si fida di lui, proprio per questo lo ha nominato governatore militare delle Canarie), è idealmente dalla parte dei cospiratori, ma al tempo stesso teme che il golpe possa fallire, come era successo con la Sanjurjada

Addirittura il 23 di giugno il futuro generalissimo (ma in quel momento, secondo lo storico Paul Preston, è soltanto un generale di seconda fila) scrive un’ambigua lettera a Santiago Casares Quiroga, all’epoca presidente del consiglio. Una lettera che divide gli storici.  Paul Preston la considera di “ambiguità labirintica”. L’ispanista britannico ritiene Franco un opportunista non molto coraggioso che si muove in attesa di capire come evolvono gli eventi e salire sul carro del vincitore. Per un altro britannico specializzato sull’argomento, Hugh Tomas, si tratta di “una dichiarazione davanti alla storia per giustificarsi di aver fatto tutto il possibile per cercare una soluzione pacifica, nonostante ormai già sapesse che era troppo tardi”. Stanley Payne ritiene che i giochi erano già fatti e la convinzione del governo era che ci sarebbe sicuramente stato un tentativo di golpe, ma sarebbe fallito, come quello di Sanjurjo.  Per Julio Merino la lettera, se fosse stata presa in considerazione, avrebbe potuto evitare un milione di morti, mentre per Íñigo Bolinaga Irasuegui si è trattato di un tradimento.

In un modo criptico e non esplicito, Franco afferma che una parte dei vertici militari dell’Esercito di Terra sono maldisposti per l’atteggiamento del governo e potrebbero sollevarsi. Non è la prima volta che Quiroga riceve avvertimenti in questo senso, ma decide di ignorarli tutti. Il 15 giugno il governatore della Navarra avverte Quiroga che il generale Mola, controllato da elementi fidati della Guardia Civil, ha partecipato a una riunione segreta con alcuni comandanti delle principali guarnigioni militari della zona. Non solo Quiroga non ritiene la cosa degna di preoccupazione, ma addirittura si indigna perché un generale di provata fede repubblicana come Mola viene controllato dalla Guardia Civil (in effetti Mola vuole abbattere il governo del Frente Popular ma non vuole il ritorno della monarchia). 

La scintilla che accenderà le polveri è l’assassinio del tenente della Guardia de Asalto José del Castillo. Del Castillo era nato nel 1901, aveva frequentato l’Accademia Militare di Fanteria di Toledo dal 1919 al 1922. Partecipa dalla guerra del Rif con il grado di sottotenente e torna in Spagna nel 1925 promosso a tenente. Simpatizzante socialista, rifiuta di ordinare ai suoi uomini di sparare sugli scioperanti nel 1934 nelle Asturie. Condannato da una corte marziale, trascorre un anno in una prigione militare. Nel 1936, poco dopo la vittoria del Fronte Popolare, reintegrato nell’esercito, decide di entrare nella Guardia de Asalto, una forza di polizia militare (la terza in Spagna dopo Guardia Civil e Carabineros, in aggiunta alla polizia civile) creata dal governo e composta da militari di provata fede repubblicana.

Dopo la vittoria del Fronte Popolare la violenza era cresciuta enormemente e gli spagnoli di entrambi gli schieramenti, con il tipico carattere iberico fatalista, attratto dal sangue e poco incline al dialogo, sembravano preparati all’inevitabile scontro.

Da una parte le milizie della Gioventù del Partito Socialista Unificato (socialisti e comunisti) in Catalogna si addestravano e accumulavano armi, così come gli anarchici della CNT guidati da Ascaso e Durruti. I generali vicino alla destra monarchica organizzavano il colpo di stato. José Antonio Primo de Rivera, figlio del generale Miguel Primo de Rivera (dittatore morbido negli anni precedenti la proclamazione della repubblica) aveva fondato nel 1933 la Falange Spagnola che l’hanno successivo si era unita alle JONS (movimento nazional-sindacalista). Influenzato soprattutto dal fascismo italiano (era un ammiratore di Mussolini, e le sue milizie si chiamavano Camicie Blu), si dichiarava antiliberale, antimarxista e anticapitalista. Un antimodernista populista, in un certo senso, che non sarebbe dispiaciuto a Dugin. 

Il 14 marzo alcuni membri della Falange tentano di uccidere il leader socialista e futuro capo del governo Francisco Largo Caballero. La Falange Española y de las JONS viene messa fuori legge e Primo de Rivera arrestato insieme al fratello Miguel con l’accusa di detenzione abusiva di armi. Si racconta che qualche giorno prima dell’arresto Primo de Rivera viene avvertito da Manuel Azaña (presidente della repubblica e storico leader antimonarchico) ed invitato a lasciare la Spagna. Il leader della Falange risponde “Non posso, mia madre sta male”. Alla replica di Azaña, che stupito replica che sua madre è morta ormai da molti anni, Primo de Rivera risponde “Mia madre è la Spagna, non posso lasciarla”.

Nell’aprile 1936, durante i tumulti seguiti ai funerali di Anastasio de los Reyes (una Guardia Civil uccisa, fuori servizio, durante uno scontro tra nazionalisti e repubblicani), un reparto della Guardia de Asalto comandato dal tenente José del Castillo interviene duramente per disperdere la folla. Si contano 5 morti e 32 feriti. Tra i morti, un importante membro della Falange, cugino del leader José Antonio Primo de Rivera.

Da quel momento il tenente del Castillo entra nel mirino della Falange che tenta di ucciderlo due volte. I suoi superiori gli suggeriscono di trasferirsi a Barcellona ma lui rifiuta. Viene assegnato alla scorta del presidente ma lui rifiuta. Il 12 luglio, dopo aver accompagnato sua moglie a casa (si era sposato un paio di mesi prima) si dirige verso la caserma. Sono le dieci di sera. Quattro persone lo attendono all’angolo di una strada di Madrid, lungo il percorso che il tenente degli Asaltos seguiva tutti i giorni. Secondo Paul Preston si tratta di membri della Falange, secondo Ian Gibson carlisti del Tercio de Requetés. Gli sparano prima che riesca a impugnare la sua pistola d’ordinanza e muore prima di arrivare in ospedale. 

Nelle caserme degli Asaltos la tensione è alle stelle. Alcuni compagni di del Castillo, guidati dall’ufficiale della Guardia Civil Fernando Condés. amico del tenente assassinato, decidono di rapire e uccidere José María Gil-Robles y Quiñones, il leader della CEDA, e José Calvo Sotelo, deputato monarchico ed ex ministro. 

Gil Robles non è in casa, Calvo Sotelo sì. Alle tre di notte gli Asaltos intimano al deputato di seguirlo alla DGS (Direzione Generale di Sicurezza). Godendo dell’immunità parlamentare Calvo Sotelo protesta e chiama il ministero dell’Interno, ma gli Asaltos hanno tagliato i fili del telefono. Condés mostra il tesserino della Guardia Civil e Calvo Sotelo accetta di seguirlo, promettendo alla moglie di dargli notizie al più presto “a meno che questi signori non mi facciano saltare le cervella”, aggiunge, come riferisce Hugh Thomas nella sua fondamentale Storia della guerra civile in Spagna. Il deputato monarchico sale sul camion, che dopo mezz’ora si ferma. Un compagno di del Castillo, Cuenca, spara due colpi nella nuca di Calvo Sotelo, il cui cadavere viene abbandonato in un cimitero.

Il governo afferma di voler punire entrambi i delitti e fermare la spirale di violenza, ma sempre che ne abbia davvero la volontà, di certo il compito è impossibile. Vengono arrestati alcuni Asaltos, ma Condés e Cuenca vengono nascosto dai compagni. Degli uccisori di del Castillo nessuna traccia. Vengono chiuse le sedi di Madrid della CEDA, dei Carlisti e della CNT.

Il 14 luglio si svolgono i funerali di entrambe le vittime e avvengono altri scontri violenti.

I generali (Mola, Sanjurjo, Queipo de Llano e Yagüe) che avevano previsto il golpe per il 25 luglio, giorno di San Giacomo, patrono di Spagna, decidono di anticipare al 18. Ma già il 17 luglio i comandanti delle guarnigioni del Marocco si sollevano e inizia la guerra civile spagnola, con Franco che, finalmente convinto, sale sul Dragon Rapide e raggiunge le truppe marocchine. 

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