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Politica interna

Lamorgese e la natalità del male

Sin da Marzo, la retorica politica e propagandistica si è votata alla costante ricerca di un capro espiatorio sul quale scaricare alcune responsabilità e mancanze istituzionali. Durante il primo lockdown le vittime di questa narrazione furono in particolar modo i runner e i proprietari dei cani. Con l’avvicendarsi dell’estate, e quindi con la lenta ripresa della normalità, il testimone è stato ceduto ai giovani e alla “movida”, i quali continuano da allora a sostenerne lo stigma subendo non solo le esternazioni di discutibili opinion-maker e di una frustrata fetta dell’opinione pubblica, ma persino provvedimenti nazionali e locali volti a rendere loro la vita più difficile. In tutto ciò, mentre il mondo dell’informazione e del web era impegnato ad indignarsi per lo scivolone di Toti, la ministra Lamorgese si occupava di apportare il proprio contributo alla crociata contro le nuove generazioni, istituzionalizzandola:

“…c’è tra i giovani una disposizione alla violenza e al non rispetto di alcuna regola di convivenza democratica che ci deve far riflettere anche in termini di azioni preventive.”

Parole molto gravi che evidenziano un punto di rottura da tenere a mente: i giovani hanno smesso di essere soltanto un soggetto sul quale scaricare il barile della propria inefficienza. La loro comune base anagrafica è stata associata ad un elemento di disordine sociale e violenza da un’istituzione pubblica, creando un importante precedente politico. Quella della Lamorgese è una vera e propria presa di posizione discriminatoria, che fornisce giudizi etici e attribuisce valori comportamentali negativi a una fetta di cittadinanza accomunata soltanto dall’età, un dato biologico proprio come il colore della pelle, senza neanche avere la decenza di provare a basare le proprie accuse su qualche dato. Un fatto, questo, che evidenzia la totale arbitrarietà di giudizio nelle asserzioni della ministra, da cui derivano un’osservazione sociale e una politica. Innanzitutto, non si può non tenere conto di quel gap che si sta frapponendo tra giovani e anziani e, in maniera sempre più incontrollabile, sta lacerando progressivamente l’Italia. Un divario che è arrivato al punto in cui è eticamente tollerabile attaccare una delle parti in maniera ideologica e banale nella sua malvagità -come avrebbe detto una grande filosofa del ‘900- e che la ministra Lamorgese sta contribuendo ad ampliare con questo tipo di retorica. Politicamente, invece, risulta particolarmente pratico cavalcare lo scisma demografico ammiccando alla fetta di popolazione anziana, più ampia e maggiormente redditizia in termini di consenso, danneggiando l’altra.

Il nostro auspicio è che la ministra Lamorgese si ravveda da determinate posizioni e che chieda scusa alle migliaia, milioni di giovani che non solo hanno sofferto, come tutti, un anno di sacrifici economici, sociali e psicologici non indifferenti, ma che vengono poi anche accusati di essere violenti e “sovversivi dell’ordine democratico” da un’istituzione che avrebbe il compito di salvaguardare la sicurezza del Paese, non di minarne la coesione sociale.

La democrazia è in pericolo quando il potere della maggioranza diviene una minaccia per una minoranza.

 

Di Giosuè Scarpitti Di Girolamo e Gabriele Giancola

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