Dal febbraio di quest’anno, cioè da quando le truppe russe hanno varcato i confini dell’Ucraina da nord, da est e da sud, i timori che la tensione tra USA e Federazione Russa possa sfociare in un conflitto aperto sono cresciuti enormemente.
Non tutti sanno che in realtà americani e russi si sono già scontrati in Siria nel febbraio 2018 in occasione della battaglia di Khasham. Militari russi della Wagner, supportati dagli uomini e dai mezzi delle forze armate siriane, si scontrarono nei pressi della città di Khasham, governatorato di Deir Ez Zor, valle dell’Eufrate. Attualmente la zona dello scontro si trova al confine tra la Federazione Autonoma della Siria del Nord (in curdo Rojava) e il territorio sotto controllo del governo siriano. Alcune zone attualmente occupate direttamente dall’esercito turco o da forze jihadiste sostenute da Ankara spesso sono raggruppate sotto le insegne un po’ confuse del Free Syrian Army.
Una breve battaglia di poche ore, combattuta tra la sera del 7 e la mattina dell’8 febbraio, ma piuttosto sanguinosa, in cui caddero da un minimo di 55 tra russi e siriani (secondo il governo di Damasco) e un massimo di 300 (secondo la Reuters).
Da parte curdo-americana ci fu soltanto un ferito, un curdo delle SDF (Forze Democratiche Siriane, di fatto l’esercito della Federazione Autonoma, composto principalmente dalle YPG e YPJ curde e da reparti assiri e arabi).
Il governo russo, per mezzo della portavoce del ministero degli esteri Maria Zacharova il 15 febbraio parlò cinque vittime russe, ma disse che si trattava di civili e non di militari, ma in seguito da Mosca le versioni furono contraddittorie. Quanto alla Wagner, inizialmente il Cremlino ne negava addirittura l’esistenza (dato che la legge russa vieta le compagnie militari private) e tutt’ora non esistono legami ufficiali tra la PMC e il Cremlino, nonostante il gruppo lavori sempre in azioni militari e guerre guidate dalle forze armate russe e soprattutto operi in concerto con esse. Ciononostante, un membro della PMC ammise almeno 14 caduti tra i suoi membri.
Il riserbo che circonda la Compagnia Militare Privata Wagner Group è degno del vecchio KGB. Risultano tre sedi: in Russia (San Pietroburgo), in Argentina e a Hong Kong, e sarebbe stata fondata da Yevgeny Prigozhin e Dmitry Utkin soprannominato Wagner (da cui il nome della compagnia) che è a tutti gli effetti il comandante militare.
Di fatto la PMC Wagner Group ha le dimensioni di una divisione di fanteria corazzata, con elicotteri e mezzi pesanti forniti dalle forze armate russe, ma con annessi reparti di forze speciali.
Oltre a partecipare all’invasione ucraina iniziata nel febbraio del 2022, ha partecipato a molte guerre e interventi militari russi, dalla guerra del Donbass, all’annessione della Crimea, alla guerra in Siria, dove è nata, e a varie azioni militari in Africa (Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Mali e Burkina Faso, dove ha favorito l’ultimo colpo di stato).
Della Wagner farebbero parte anche due unità particolari:
l’Unità Serba, inizialmente diretta da Davor Savičić, un serbo bosniaco che era stato un membro delle Tigri di Arkan durante la guerra in Bosnia; e il gruppo di ricognizione, sabotaggio e assalto Rusič, composto da neonazisti, che ha contatti con organizzazioni di estrema destra della ex Germania orientale e degli USA.
Chi sono Prigozhin e Utkin, i due leader della compagnia mercenaria?
Yevgeny Prigozhin, detto lo chef di Putin, imprenditore miliardario del settore alimentare e ricreativo, trascorse nove anni in prigione per reati comuni (rapina e truffa) ai tempi dell’URSS negli anni 80. Ricchissimo, solo nel 2022 ammette di aver contribuito alla fondazione dalla Wagner Group.
Dmitry Utkin, detto Wagner, ammiratore nel nazismo esoterico (ha vari simboli nazisti tatuati), veterano delle due guerre cecene, fino al 2013 è stato tenente colonnello e comandante del 700º distaccamento Spetznaz della 2ª brigata delle forze speciali della Direzione principale dell’intelligence militare russa (GRU). Nel 2013 ha iniziato a lavorare per la società privata Moran Security Group fondata da veterani militari russi; la società ha svolto missioni di sicurezza e formazione in tutto il mondo. Lo stesso anno, i dirigenti senior del Moran Security Group furono coinvolti nella creazione di un’organizzazione di nome Slavonic Corps con sede a Hong Kong che mandava gli appaltatori per “proteggere i giacimenti petroliferi e gli oleodotti” in Siria. Utkin era in Siria come parte dello Slavonic Corps. Successivamente il servizio di sicurezza federale russo (FSB) arrestò alcuni membri del corpo per attività mercenaria illegale. Apparentemente le attività mercenarie finivano, ma in realtà da semplici compagnie private fecero un salto di qualità, lavorando direttamente per il Ministero della Difesa e per l’intelligence militare della Federazione Russa.
In quel momento nasce la PMC Wagner Group.
Ma veniamo ai fatti accaduti tra il 7 e l’8 febbraio 2018.
L’anno precedente la pressione della coalizione curdo-internazionale da nord est e quella russo-siriana da sud ovest aveva stroncato le ultime resistenze dell’ISIS attorno a Deir Ez Zor, ricca di giacimenti petroliferi, creando però un equilibrio instabile.
Secondo il reporter Paolo Mauri il 7 febbraio “30 militari USA della Delta Force e dei Rangers appartenenti al Joint Special Operations Command era dislocata presso l’impianto di estrazione di gas di Conoco, nei pressi di Deir Ezzor, in supporto alle truppe curde e arabe del Fsa. A circa 20 miglia di distanza un’altra squadra di Berretti Verdi e un plotone di Marines, con il compito di fungere da collegamento dati Istar (Intelligence Surveillance Target Acquisition Recon), raccolti dai droni in volo nell’area. Intorno alle 15 quelle che sembrano forze dell’Esercito Siriano cominciano ad ammassarsi verso l’impianto di Conoco ed entro sera circa 500 soldati e 27 veicoli, inclusi carri T-72 sono dispiegati nell’area. Contemporaneamente tra gli americani scatta l’allerta e si preparano i piloti della base di al-Udeid (Qatar) per entrare in azione. Parallelamente i Marines ed i Berretti Verdi cominciano a formare una piccola forza di intervento rapido composta da 16 soldati su quattro veicoli blindati.”
Sembrerebbe soltanto una delle tante provocazioni che succedono in scenari simili. Senonché, questa volta, le cose vanno in una direzione diversa.
La sera tre tanks russi T-72 si avvicinano alle postazioni curdo-americane e verso le 22 appaiono altri mezzi corazzati che attaccano la coalizione. La situazione sembra volgere a favore dei russo-siriani, ma l’aviazione USA interviene bombardando le colonne nemiche. Come già detto, le perdite tra gli uomini della 4a divisione corazzata siriana e quelli del gruppo Wagner sono ingenti, mentre solo un curdo delle SDF rimane ferito. La battaglia di Khasham viene ricordata anche dall’ex militare della Wagner Marat Gabidullin, nel suo libro, come un tentativo non riuscito di controllare una zona ricca di petrolio, per inefficienza e totale mancanza di organizzazione e coordinamento con i siriani.
In quell’occasione, anche perché il Cremlino negava qualsiasi collegamento con la PMC, non ci furono conseguenze nemmeno sul piano diplomatico. La guerra in Ucraina invece rischia, prima o poi, di portare USA e Russia ad uno scontro diretto.
In ogni caso, il ruolo della compagnia Wagner è enormemente cresciuto: Utkin e Prigozhin, insieme al ceceno Kadyrov e all’ex colonnello dell’FSB Igor Girkin, sono gli unici che possono ormai apertamente criticare il Cremlino. A questo punto la prospettiva, se gli ucraini conquisteranno anche Kherson, rischia di essere la caduta di Putin veicolata proprio da queste forze, a meno che non si arrivi davvero a uno scontro diretto tra americani e russi, eventualità che nessuno vorrebbe.