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L’Avvocato del Popolo: la storia di Conte nell’ultima legislatura

Avvocato del Popolo

Draghi si dimette, mercoledì riferirà in Aula.“, parole che scandiscono il termine della legislatura più assurda della storia repubblicana italiana, iniziata con l’alleanza tra i principali partiti populisti e finita con uomo simbolo dell’establishment europeo, passando dall’intesa fra nemici storici come PD e MoVimento 5 Stelle. Il protagonista principale di questi ultimi anni è senza dubbio il professor Giuseppe Conte, un uomo nuovo nella politica italiana conosciuto con l’appellativo di ‘Avvocato del Popolo‘.

Un professore di diritto privato avente il CV gonfiato di false esperienze negli States, scelto come mediatore tecnico per permettere la nascita del Governo giallo-verde, grazie al consiglio del suo ex studente Bonafede, ministro della Giustizia. Durante questa prima stagione, funge pressoché da marionetta dei suoi due vicepremier (lo si notò persino in Parlamento Europeo), diventando paladino dei rispettivi cavalli di battaglia dei due partiti di riferimento, uno più dannoso dell’altro: Q100, RdC, Decreto Dignità e i controversi Decreti Sicurezza; instaura inoltre un buon rapporto con l’allora presidente statunitense Donald Trump, che successivamente lo chiamerà “Giuseppi“, un’amicizia piena di aspetti controversi.

Il secondo atto inizia con Salvini che stacca la spina dal Governo, e Conte finalmente libero da uno dei burattinai si schiera apertamente contro Mr. Papeete, venendo poi scelto da Matteo Renzi come premier di un nuovo governo orientato a sinistra, il cosiddetto giallo-rosso. Durante questa nuova stagione, un evento esogeno cambia la vita del rinomato Avvocato del Popolo: la pandemia di COVID-19, grazie alla quale accumula una notevole stima da parte di molti italiani barricati in casa che seguivano appassionatamente le sue dirette (spesso in ritardo) e aspettavano i famigerati e controversi DPCM. In quel periodo, la stampa italiana si riferiva a Palazzo Chigi con l’appellativo ‘Governo Conte-Casalino’, evidenziando la centralità del premier e del suo portavoce Rocco Casalino.

Si spaccerà poi come fautore del PNRR, diventando per alcuni il salvatore dell’Italia che è andato a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo per salvare il suo popolo e ottenere i soldi (dalla biografia di Angela Merkel emerge una versione completamente diversa degli eventi). La seconda stagione continua con bonus a manetta (tra cui il famigerato 110%), campagna vaccinale disastrosa (ma abbellita dalle primule di Arcuri), nessun provvedimento per potenziare le infrastrutture sanitarie, il libro fallito del ministro Speranza, regioni a colori e il nuovo titolo da lui assunto: “Punto di riferimento fortissimo dei progressisti“, a quanto pare dimenticandosi che era uno dei promotori di quei decreti che condannavano centinaia di persone a morire nel Mediterraneo solo perché nere.

Foto Stefano Cavicchi – LaPressepolitica 25 10 2019 Narni – Terni Elezioni Regionali Umbria – Summit Pd e 5 Stelle Nella Foto: Roberto Speranza , Nicola Zingaretti Luigi DI Maio e Giuseppe Conte

La terza stagione inizia quando, sempre per mano di Renzi, cade il governo giallo-rosso, dando vita al Governo Draghi in seguito al fallimento dell’operazione “responsabili“. Se in prima battuta l’Avvocato del Popolo diceva di tornare ad insegnare in università, poi insieme a Grillo (il quale diceva poco tempo prima di Conte che “non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione“) espropria Casaleggio dal movimento che questi aveva creato insieme al padre, diventandone presidente e riscrivendone lo statuto.

Entrato a far parte del Governo, a parte qualche minimo bisticcio, rimane fedele a Super Mario, godendo della leva derivante dal fatto che i 5 Stelle erano il gruppo più numeroso in Parlamento, nonostante vari abbandoni ed espulsioni. Il consenso nei sondaggi inizia tuttavia a calare, favorendo PD e FdI. Si accende un conflitto interno con Di Maio (che aveva de facto il controllo dei parlamentari pentastellati) e raggiunge risultati pessimi nelle elezioni amministrative.

In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, il MoVimento si frattura, con Di Maio che supporta l’invio di armi ed aiuti e Conte che lo rifiuta, riempiendosi di retorica su un’ipotetica pace a spese di Kiev, stando inoltre ben attento a non citare nei suoi discorsi Putin o la Russia. La spaccatura inizia a crescere, esplodendo qualche settimana fa con la scissione di Di Maio e di buona parte dei parlamentari, perdendo così la maggioranza del MoVimento alle Camere. Così, in seguito a vicende riportate dal Fatto Quotidiano dimostratesi inventate, Conte inizia una rapida escalation che lo porta a ritirare (più o meno..) l’appoggio al Governo di unità nazionale di Draghi, con quest’ultimo che si dimette.

Passando da uno schieramento all’altro senza porsi particolari problemi, l’Avvocato del Popolo ha assunto un solo filo conduttore costante durante la sua carriera politica: il flirt con Vladimir Vladimirovich Putin.


Nella prima fase, infatti, i due partiti che lo hanno introdotto a Palazzo Chigi erano in buoni rapporti con il leader russo, aumentando notevolmente l’import di risorse energetiche dalla Siberia e opponendosi alle sanzioni. Durante la pandemia, l’Avvocato del Popolo si è reso responsabile di una maestosa sfilata di militari e mezzi del GRU in Italia, unica occasione nella storia recente in cui i russi hanno girato con disinvoltura sul suolo di un Paese NATO, durante un’operazione apparentemente di supporto medico ma diretta da Sergei Shoigu, personaggio non avente nulla a che fare con il Ministero della Sanità di Mosca.

Fortunatamente, l’ottimo lavoro dell’intelligence italiana con l’aiuto dell’Esercito avrebbe sventato almeno in parte i tentativi di spionaggio russi, portando la missione ad un fallimento. E per quelli che lo scusano dicendo che “non poteva sapere che avrebbe invaso l’Ucraina” si ricorda che l’esercito di Putin era già intervenuto con la stessa metodologia in Cecenia, Siria e soprattutto in Georgia nel 2008, per gli stessi motivi usati per giustificare i massacri in Ucraina. Come se non bastasse, Anna Stepanovna Politkovskaja e numerosi altri giornalisti che criticavano il regime erano già stati assassinati da qualche anno: le evidenze circa la natura di Vladimir Vladimirovich c’erano, ed erano numerose.

Infine, in seguito all’invasione, tra discorsi troppo generici e opposizione all’invio di armi, Conte ha difeso fin troppo bene gli interessi di Mosca insieme ai compagni Marco Travaglio e Alessandro Di Battista, i megafoni della propaganda del Cremlino in Italia, mettendo giovedì la ciliegina sulla torta, ossia la rimozione del più deciso leader europeo circa la difesa dell’Ucraina (e dell’Occidente), creando così una notevole spaccatura in Europa; non a caso, la sera stessa Dimitri Medvedev festeggiava le dimissioni di Draghi sul suo canale Telegram. Sorge tuttavia un dubbio: vi sono ordini diretti da Mosca o costoro agiscono in nome solo dei loro interessi, rientrando nella categoria degli “utili idioti” (utilizzando un’espressione risalente alla guerra fredda)?

Canale telegram di Medvedev

Così, mentre al Cremlino si stappa lo champagne, in Italia proliferano preoccupazioni sul futuro, essendo gli scenari possibili nefasti. Draghi ha infatti più volte annunciato che si rifiuterebbe di dar vita ad un nuovo governo senza l’appoggio dei 5 Stelle, che potrebbe tuttavia tornare mercoledì con relativa facilità, valutando le dichiarazioni di alcuni pentastellati e il trascorso del MoVimento. Le alternative potrebbero essere o un governo tecnico avente l’obiettivo di arrivare a fine legislatura o il voto, scenario piuttosto preoccupante.

Potrebbe infatti vincere il CDX, storicamente vicino al Cremlino, oppure il PD che sembrerebbe continuare a prediligere per l’alleanza con Giuseppe Conte (probabilmente grazie alla componente anti occidentale), mentre il centro liberal-democratico, in cui si contano più partiti che elettori, rimane stagnante in assurdi e futili litigi interni su chi è più liberale. Draghi bis post elezioni con coalizione PD+centro+eventuali pezzi di FI/Lega? È uno scenario poco plausibule, constatando la riluttanza dell’ex capo BCE nell’accettare un nuovo mandato a Palazzo Chigi e il rapporto di amore-odio tra il centro e il PD.

C’è da ricordare una cosa: il ritorno al voto nell’immediato non conviene all’Avvocato del Popolo, che probabilmente sperava di passare all’opposizione per questi ultimi mesi in modo da raccogliere qualche consenso in più, quindi se il suo obiettivo è limitare i danni e ragiona razionalmente, mercoledì la sua scelta sarà votare la fiducia e piantarla con questi giochetti. Avere un governo depotenziato in questa situazione estremamente critica potrebbe essere un enorme rischio per i cittadini, in quanto sono necessari interventi tempestivi e frequenti per rispondere alle numerose crisi, tanto in Italia quanto in Europa, che potrebbe perdere il suo interlocutore più importante, sostituito magari con amici del dittatore russo. Tutto si deciderà mercoledì, sotto gli sguardi inquieti di Europa e Russia per motivi completamente opposti.

Dall’Assurdistan per ora è tutto, za pobedy tovarish Giuseppi!

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