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Il mito della (contro) rivoluzione d’ottobre

Il 7 novembre 1917 (25 ottobre secondo il calendario giuliano in vigore all’epoca in Russia), con un colpo di mano, Lenin e i bolscevichi presero il potere in Russia: era la rivoluzione d’ottobre.

Di per sé, la presa del Palazzo d’Inverno di Pietrogrado (nome slavo che aveva sostituito il germanico San Pietroburgo nel 1914 allo scoppio della guerra), non fu un’azione militare rilevante. Ma divenne un mito che ancora oggi sopravvive, nonostante i suoi numerosi nemici e denigratori (tra cui il neo zar Vladimir Putin).

I bolscevichi erano una fazione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, spesso in contrasto con i menscevichi (l’altra fazione importante del partito: i due termini come è noto significano soltanto maggioranza e minoranza). Il POSDR era una delle forze di opposizione al regime zarista, di certo non la più importante, anche se in alcuni momenti (come durante la rivoluzione del 1905 scoppiata dopo la disastrosa guerra russo-giapponese) aveva assunto un ruolo di primo piano.

Dopo la rivoluzione di febbraio del 1917, anche questa causata dalla guerra (la Prima guerra mondiale), lo Zar era stato costretto ad abdicare e il potere era diviso tra la Duma (il parlamento russo), che aveva dato vita al governo Kerenskij (un ex membro del Partito Socialista RIvoluzionario) e i consigli (Soviet): il Soviet più importante era ovviamente quello di Pietrogrado. 

Nella caotica situazione creatasi (ci fu anche un tentativo di restaurazione monarchico da parte di un generale zarista), i bolscevichi, che avevano avuto un ruolo decisamente secondario nella rivoluzione (anche perché i principali dirigenti erano all’estero), salirono velocemente alla ribalta, sia grazie agli aiuti tedeschi per tramite di Parvus (un ambiguo ex marxista emigrato in Germania e diventato agente dei servizi tedeschi), sia per merito di un gruppo dirigente di alto livello (Lenin, Trotskij, Radek, Zinoviev, Bucharin, Stalin e altri), ma soprattutto per una notevole capacità organizzativa e un’efficace azione di propaganda.

Molte forze più numerose e più attive nella rivoluzione (soprattutto il Partito Socialista Rivoluzionario, un movimento che aveva un enorme seguito soprattutto tra i contadini, e il movimento anarchico, forte soprattutto in Ucraina) non avevano la stessa capacità organizzativa e propagandistica dei bolscevichi. Inoltre l’ambigua politica del governo Kerenskij, che non interruppe la guerra (e sarà probabilmente il suo errore fatale), diede sempre più spazio al gruppo di Lenin. 

Finché, come preannunciato, nell’ottobre (o novembre 1917) Lenin pensò che ormai i tempi fossero maturi e la presa del Palazzo d’Inverno (sede del governo provvisorio di Kerenskij) sancì simbolicamente il dominio bolscevico sulla rivoluzione d’ottobre. Kerenskij fuggì. Poco tempo dopo si svolsero le prime e ultime elezioni libere, quelle per l’Assemblea Costituente: i bolscevichi, nonostante il controllo di molti Soviet, ottennero poco più del 20%, mentre i Socialisti Rivoluzionari confermarono il loro grande seguito popolare conquistando la maggioranza. I menscevichi, cadetti e altri partiti presero il resto dei seggi. Ma l’assemblea si riunì solo per un giorno, prima di essere dispersa dai fucili delle Guardie Rosse bolsceviche. Successivamente il Congresso panrusso dei Soviet, organo dei bolscevichi, ne decretò lo scioglimento ufficiale.

Nel dicembre 1917 Lenin creò la Čeka, la polizia politica che sostituì l’Okhrana zarista e qualche mese dopo la GRU (servizi segreti militari, che sono sopravvissuti al crollo dell’URSS e sono attivi ancora adesso). Curiosamente (ma non troppo, visto che non si tratta dell’unico furto del fascismo alla terminologia della sinistra), tre anni dopo Mussolini chiamerà con lo stesso nome la sua polizia segreta privata (che sarà responsabile del rapimento e dell’assassinio di Matteotti), prima della nascita dell’OVRA.

Nel marzo 1918 i bolscevichi assunsero il nome di Partito Comunista, e nello stesso mese Lenin firmò la pace di Brest Litovsk che pose fine alla partecipazione russa alla Prima guerra mondiale (a prezzo di grandi perdite territoriali che verranno però riacquisite, soprattutto nel periodo di Stalin). Allo stesso tempo, iniziò anche quella lunga guerra civile che portò alla nascita dell’URSS nel 1922 e che vide coinvolta la Russia, l’Ucraina, la Polonia, ma anche Francia, Gran Bretagna, Giappone, Mongolia e altre nazioni e popoli, con cambi di alleanze e rovesciamenti di fronte.

Trotskij, che non aveva nessuna esperienza militare e non sapeva neppure impugnare un’arma, creò e diresse con pugno di ferro una sempre più grande, efficiente e spietata Armata Rossa il cui principale nemico era altrettanto grande e spietato ma sempre meno efficiente: l’Armata Bianca, composta prevalentemente da militari fedeli allo Zar. In questo scontro mondiale che trasformò l’est Europa e parte dell’Asia in un enorme campo di battaglia con molti cambi di schieramento, bizzarri signori della guerra (come Semenov e Von Ungern-Sternberg), effimeri stati come la Repubblica di Transbajkalia, si creò anche spazio per l’Armata Verde dei Socialisti Rivoluzionari (i cui motti erano Per i Soviet senza bolsescevichi! e Contro i tiranni di ieri, i Bianchi e contro i tiranni di oggi, i Bolscevichi!) e per l’Armata Nera ucraina guidata dall’anarchico Nestor Makhno (che, sconfitto, morirà in esilio a Parigi). L’armata di Makhno, o Esercito Insurrezionale Rivoluzionario d’Ucraina per lungo tempo controllò gran parte dell’Ucraina (Il territorio libero ucraino), combattendo contro tedeschi, rossi e bianchi, prima di essere sconfitta. Makhno morì in esilio a Parigi.

Nel frattempo i Soviet avevano perso tutto il potere, che era concentrato nel comitato centrale del partito.

Nel marzo 1921 i marinai della guarnigione di Kronstadt (che erano stati il nerbo della rivoluzione d’ottobre del 1917) si ribellarono contro la tirannia bolscevica, guidati da Petrichenko, chiedendo il ritorno del potere ai Soviet. L’Armata rossa di Trotskij, a prezzo di molte perdite, stroncò la ribellione nel sangue, e Petrichenko fuggì in Finlandia. L’anno seguente nacque ufficialmente l’URSS e nel 1923, nel monastero delle isole Solovski, nel Mar Bianco, fu creato il primo lager (la parola è la stessa anche in russo) dell’amministrazione Gulag, che negli anni dello stalinismo furono circa 200 e vi furono internati quasi 20 milioni di prigionieri, di cui una parte significativa furono comunisti russi o di altri paesi. Qualche anno dopo anche Trotskij dovette abbandonare l’URSS per un lungo esilio che lo porterà a essere assassinato in Messico da un agente di Stalin, lo spagnolo Ramon Mercader (cognato di Vittorio de Sica; ma questa è un’altra storia).

La contro-rivoluzione d’ottobre era ormai entrata nel mito. 

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